La storia di Kiki Camarena tra Cia e Netflix

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La storia dell’agente della DEA brutalmente assassinato Enrique “Kiki” Camarena, ha recentemente riscosso un rinnovato interesse dopo essere diventato il centro della nuova serie Netflix Narcos: Messico.

Kiki Camarena, 37 anni, è stato rapito, torturato e ucciso nel 1985 mentre lavorava con la DEA in Messico. Diversi signori della droga sono stati condannati, insieme ai loro sicari, per l’assassinio.

Tre testimoni hanno poi affermato che un agente della CIA e un ufficiale della DEA furono coinvolti nel complotto per uccidere Camarena. Un agente della CIA avrebbe infatti cospirato con un boss della droga per pianificare il brutale omicidio di un agente della DEA, secondo numerosi testimoni che sono stati intervistati nuovamente sul caso del 1985.

Camaren lavorava per il governo degli Stati Uniti a Guadalajara, in Messico, quando fu rapito, torturato e ucciso dai membri del cartello nel febbraio 1985. Si pensava che la sua morte fosse stata ordinata da Miguel Ángel Félix Gallardo, un signore della droga noto come “Il padrino”, che controllava il traffico lungo il confine tra Stati Uniti e Messico. Tuttavia, la nuova testimonianza “bomba” di tre uomini che hanno lavorato come guardie di sicurezza per il boss del cartello ha messo in luce una storia più sinistra.

Secondo un rapporto pubblicato su USA Today, “agenti e pubblici ministeri del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti avrebbero ottenuto dichiarazioni dai testimoni che implicano un agente della Central Intelligence Agency e un funzionario della DEA nel complotto per torturare e uccidere Camarena”.

La scomparsa di Camarena ha fatto notizia in tutto il mondo nel febbraio 1985 e ha scatenato la furia dell’amministrazione Reagan, che ha poi chiuso il confine meridionale nel tentativo di spingere il governo messicano a catturare i colpevoli.

I resti dell’agente della DEA sono stati rinvenuti un mese dopo e gli investigatori hanno appreso in seguito che è stato brutalmente torturato per più di 30 ore. I rapitori di Camarena lo picchiarono e lo bruciarono, prima di usare uno strumento elettrico per perforarlo. Probabilmente gli furono iniettate delle droghe per assicurarsi di rimanere cosciente durante tutto il calvario.

La caccia all’uomo per gli assassini di Camarena è stata probabilmente la più grande nella storia della DEA e, alla fine, diversi signori della droga messicani e i loro accoliti furono incriminati.

Gallardo, noto come “Il padrino”, rimane dietro le sbarre per il suo ruolo nell’omicidio così come due dei suoi soci, Ernesto “Don Neto” Fonseca e Rafael Caro Quintero.

Proprio Rafael Caro Quintero, uno dei fondatori del cosiddetto cartello di Guadalajara, è stato condannato a 40 anni per l’omicidio di Camarena, ma il 9 agosto è stato liberato per un tecnicismo legale dopo aver scontato solo 28 anni e, da allora, è diventato uno dei maggiori ricercati dell’FBI, con le autorità che offrono un premio di $ 20 milioni per la sua cattura.

Prima della sua morte, Camarena, 37 anni, aveva smascherato un enorme traffico di marijuana la cui organizzazione operava in un ranch chiamato Rancho El Búfalo, dove i soldati messicani distrussero circa 1.000 ettari di cannabis nel 1984.

Per rappresaglia, il cartello della droga ha ordinato la sua cattura e omicidio. Fu rapito sotto la minaccia delle armi a Guadalajara e portato in un ranch fuori dalla città dove fu torturato per un periodo di tre giorni; il cranio, la mascella, il naso e gli zigomi erano schiacciati da un ferro da stiro. Mentre stava morendo, a un medico del cartello fu ordinato di tenerlo vigile somministrando droghe.

Ma nuove rivelazioni suggeriscono che Caro Quintero potrebbe non essere stato l’unico responsabile del raccapricciante omicidio. Un’altra figura è emersa nel caso, Félix Ismael “El Gato” Rodríguez, un esiliato cubano che ha partecipato alla disastrosa invasione della Baia dei Porci nel 1961. El Gato è stato anche collegato all’imboscata di Ernesto “Che” Guevara in Bolivia del 1967.

Queste affermazioni sulla connessione della CIA vengono ora portate alla luce da Phil Jordan, ex direttore del potente centro di intelligence El Paso della DEA in Texas; l’ex agente della DEA Héctor Berrellez; e Tosh Plumlee, che sostenne di essere stato assunto per condurre missioni segrete per conto dell’intelligence statunitense.