Intellettuali e Politica

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Croce, Gobetti erano dei liberali, anche se la sinistra vuole appropriarsene. Pirandello, Bontempelli, D’Annunzio, Gentile, Tomasi di Lampedusa, Montanelli, Fellini, Guareschi, Gadda, Montale, Palazzeschi, Marinetti, Zeffirelli, Alda Merini erano tutti di “destra” o quantomeno non di sinistra. A livello mondiale Eliot, Pound, Borges, Cioran, Popper non erano certo di sinistra. Di Cioran qualche studioso ha parlato di fascismo rimosso. Molti di questi artisti o intellettuali erano dei reazionari. Ma queste sono solo delle eccezioni. In verità la stragrande degli artisti e degli intellettuali sono sempre stati di sinistra. La destra dal canto suo non ha mai investito nella cultura con riviste, circoli, librerie, centri di ritrovo, fondazioni. La destra ha sempre disprezzato, snobbato e guardato di sottecchi la cultura umanistica perché considerava l’umanesimo troppo passatista come facevano i futuristi. Oppure perché voleva contraddistinguersi come pragmatica. Le grandi case editrici sono di proprietà della famiglia Berlusconi, che non è certo di sinistra: eppure la dirigenza di queste case editrici lo è per quieto vivere, dato che la stragrande maggioranza degli autori e dei lettori sono di sinistra e di tutto si può dire dei Berlusconi tranne che non siano grandi imprenditori e che non ragionino come tali. I dirigenti della destra e del centrodestra di questi ultimi anni non sono certo umanisti ed artisti, ma imprenditori, ingegneri e commercialisti o comunque liberi professionisti. La destra e il centro non hanno mai “aperto” agli intellettuali. La sinistra ha sempre praticato il gramscismo. Lo stesso Togliatti ha sempre saputo attrarre gli intellettuali e gli artisti. A livello internazionale Sartre teorizzò l’engagement. La sinistra ha sempre investito nella cultura. Il partito comunista formava culturalmente chiunque volesse istruirsi. L’unico argine a tutto ciò era la Chiesa che permetteva ai figli dei non abbienti di studiare gratuitamente nei seminari. Gli intellettuali per essere riconosciuti tali e per mangiare dovevano svoltare a sinistra. I difetti principali degli intellettuali di sinistra sono da sempre stati lo snobismo, il dirigismo, l’elitarismo. Diversi erano e sono dei radical chic. Un altro difetto degli intellettuali di sinistra è il conformismo dell’anticonformismo. A livello letterario, almeno qui in Italia, è tutto in mano alla sinistra. I professori universitari delle facoltà umanistiche sono quasi tutti di sinistra e sfornano laureati di sinistra. È un dato di fatto incontestabile sotto gli occhi di tutti. Non si può negare l’evidenza. Ad artisti ed intellettuali che non si professano di sinistra tocca l’ostracismo, anche se non si dichiarano di destra. D’altronde il centrodestra si accontenta dell’egemonia mediatica e poco gli importa dell’egemonia culturale, considerata scarsamente incisiva a livello elettorale. Potrei affermare che c’è una egemonia culturale (centrosinistra), una egemonia mediatica(centrodestra) ed una egemonia identitaria(destra). Qualcuno voleva il gramscismo di destra ma i dirigenti lo hanno sempre considerato inutile ed utopistico. Gli studenti umanistici e gli insegnanti vengono considerati dal centrodestra una sparuta minoranza da non considerare: un piccolo serbatoio di voti. A destra in definitiva pensano che con la cultura non si mangia. A sinistra invece pensano che la cultura sia il pane di domani. Ma c’è stato anche chi ha dato una spiegazione diversa. Ettore Bernabei ne “Il boiardo di stato” ha sostenuto che in Italia nel dopoguerra sia stata fatta una spartizione tra i partiti politici: ai comunisti sarebbe toccata la cultura, ai liberali l’industria, ai democristiani la politica. Ma forse la distinzione tra sinistra e destra è anacronistica come riteneva Gaber? Oppure bisogna fare un rovesciamento di prospettiva e considerare anacronistici i presunti intellettuali organici all’inizio del 2020? Forse la differenza in base al concetto di uguaglianza tra sinistra e destra teorizzata da Bobbio è valida solo a livello popolare, ma non per i dirigenti dei partiti politici. In fondo il popolo italiano tifa per la sinistra o la destra, anche se non esistono più da tempo queste categorie/etichette perché la politica italiana è contrassegnata da affarismo, accordi sottobanco e consociativismo. I presunti intellettuali organici di oggi a che servono se sono servili, opportunisti e succubi di tutto ciò? A cosa servono se sono abili solo a fare sponsor per i politici o per fare i portaborse come nel film di Moretti?

Davide Morelli – Pontedera